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Insieme a Sarsina , il più importante sito archeologico romano di Romagna
Situato tra Santa Sofia, sede della Galleria Stoppioni e del Parco di Sculture all’aperto a pochi chilometri di distanza dalla Diga di Ridracoli , e Meldola, città in cui si trovano la Rocca medievale e il Loggiato Aldobrandini di piazza Orsini, il comune di Galeata con il museo civico Mambrini e i due siti archeologici di Mevaniola e Pantano offre la possibilità di ricostruire lo sviluppo storico di questa regione attraverso un percorso che dalla Protostoria giunge all’età moderna.
Il Museo Civico intitolato al suo fondatore mons. Domenico Mambrini, arciprete di Galeata dal 1907 al 1944 che fin dai primi decenni del Novecento raccolse i reperti archeologici locali, ospita presso il convento dei Padri Minori di Pianetto una collezione suddivisa in due sezioni: una storico-artistica con affreschi provenienti dalla Chiesa del Pantano, opere pittoriche appartenenti alla collezione Mambrini e alcuni quadri originariamente conservati presso la Galleria degli Uffizi di Firenze; una sezione archeologica in cui sono esposti reperti eterogenei provenienti dall’Abbazia di Sant’Ellero , dal castello di Pianetto e dai siti della città umbro-romana di Mevaniola e della villa di Teodorico che coprono un periodo storico che va dalla Preistoria all’età contemporanea.
Tra i pezzi di maggior pregio della collezione si ricordano la chiave onoraria a testa di cane, la stele funeraria di Rubria Tertulla, il rilievo che rappresenta l’incontro fra Sant’Ellero e Teodorico, un idoletto egizio di Isis che seduta sul trono tiene in braccio Horsus , la statua-colonna rappresentante l’infanzia di S. Nicolò e lo stemma nobiliare in pietra serena attribuito a Desiderio da Settignano.
Il sito archeologico della città di Mevaniola, di fondazione umbra come ricordato da Plinio il Vecchio (nat. hist. , III, 113), venne identificato da mons. Mambrini nel 1934 a seguito del ritrovamento casuale di alcuni resti di mosaici romani nella frazione Monastero di Galeata. Con i primi scavi eseguiti alla fine degli anni 40 e all’inizio degli anni 50 dalla Soprintendenza e dal famoso archeologo Ercole Contu vennero alla luce i primi reperti e i resti architettonici delle pavimentazioni, delle mura, delle strade strade e degli edificî che componevano la città. Il teatro, databile agli inizî del primo secolo e quindi tra i più antichi della regione, sorgeva nei pressi del foro davanti al quale si estendeva un piazzale porticato.
Dall’altra parte, a valle del foro, un impianto termale con tre ambienti: uno riscaldato con ipocausto, uno con vasche non riscaldate con pavimento fittile e uno non riscaldato, probabilmente il frigidarium .
Il centro di Mevaniola, provvisto di impianti produttivi, una fornace, un’acquedotto e una necropoli rimase abitato per centinaia di anni fino a quando, verso il IV-V secolo, venne abbandonata in favore del sito su cui oggi si trovano i resti della Villa di Teodorico.
Edificata a Pantano, una frazione a tre chilometri da Galeata, la Villa di Teodorico è stata scoperta nella prima metà del Novecento quando vennero ritrovati alcuni resti architettonici di un palazzo che fu ricondotto al palazzo di caccia di Teodorico che nel V-VI secolo si trovava nella regione per i lavori di restauro dell’acquedotto traianeo . Sorto su di una struttura romana preesistente, al complesso architettonico si collegava una struttura termale con i diversi ambienti collegati da un ampio cortile esterno. Decentrato rispetto alla villa, il quartiere termale era suddiviso in un settore estivo e in un settore invernale.
Dagli scavi effettuati nel 1998 si è potuto giungere alla conclusione che l’elegante residenza signorile fosse adibita a una funzione di controllo territoriale piuttosto che a residenza di caccia.
Vicino alla Villa di Teodorico, infine, su di un poggio situato a ponente sorge l’Abbazia di Sant’Ellero , il fulcro della vita religiosa e culturale della regione per tutto il medioevo.