Sorry, this entry is only available in Italian . For the sake of viewer convenience, the content is shown below in the alternative language. You may click the link to switch the active language.
Istituito nel 1993, il parco si sviluppa su una superficie di quasi 37mila mq tra le province di Forlì-Cesena, Arezzo e Firenze
Circa l’ottanta per cento di questo parco che accorpa al suo interno le riserve naturale biogenetiche di Campigna, Scodella, Camaldoli e Badia Prataglia è boscoso. L’area protetta della Riserva naturale integrale di Sasso Fratino è stata la prima istituita in Italia, nel 1959, e da allora rappresenta una delle foreste più pregiate d’Europa, più volte insignita del Diploma Europeo.
Luogo di insediamenti fin dall’antichità, i territori dell’Appenino tosco-romagnolo sono ben noti fin dal medioevo quando l’Opera del Duomo di Firenze gestiva queste foreste e i legnami provenienti dai boschi venivano utilizzati per la costruzione delle flotte navali di Pisa, Livorno e per la realizzazione di vari edifici fra cui la Cupola del Brunelleschi.
I primi insediamenti significativi furono quelli monastici di San Romualdo a Camaldoli e di San Francesco d’Assisi a La Verna che, rispettivamente, si collocano attorno all’XI e XII secolo. Se la densità demografica maggiore fu raggiunta nella seconda metà dell’Ottocento grazie all’attività agricola, alla pastorizia e alla selvicoltura, nel periodo successivo la fine del Secondo Conflitto si è assistito a un graduale ma inesorabile spopolamento dei paesi di questi territori.
L’elemento caratterizzante di questo parco è la dorsale appenninica che raggiunge vette superiori ai 1600 metri, come nel caso di Monte Falco (1658) e di Monte Falterona (1654) da cui sorge il fiume Arno.
La cascata dell’Acquacheta è sicuramente tra i luoghi più noti di queste foreste sia per la portata del salto che arriva a 80 metri, sia per essere stata citata nel XVI canto dell’Inferno da Dante Alighieri.
I piccoli comuni all’interno del Parco sono ricchi di storia e da Bagno di Romagna a Portico e San Benedetto, da Premilcuore, Santa Sofia a Tredozio, tante sono le visite ai monumenti e ai luoghi di interesse storico che si possono fare come innumerevoli le feste paesane a cui poter partecipare per assaggiare i prodotti enogastronomici tipici della regione.
All’interno del Parco è presente anche la famosa Diga di Ridracoli , un complesso in calcestruzzo alto 103 metri e lungo 432 realizzato tra il 1974 e il 1982 per l’approvvigionamento delle acque dei cinquanta comuni della Romagna che oggi offre anche la possibilità di fare escursioni a terra, sui battelli elettrici o di visitare l’Idro Ecomuseo delle Acque di Ridracoli.
La fauna del parco è caratterizzata per la più importante popolazione di lupo dell’Appennino che, favorito dalla presenza di cinghiali, caprioli, daini, cervi e mufloni, conta una cinquantina di esemplari. Non mancano ovviamente volpi, lepri, scoiattoli o istrici e passeggiando per il Parco è possibile incontrare rettili e anfibi tra cui la Salamandra pezzata, la Salamandrina dagli occhiali, la Biscia dal collare e il Biacco oppure avvistare una delle 139 specie di volatili presenti come il Torcicollo, il Ciuffolotto, il Falco Pellegrino o il Gufo reale.
Svariati infine gli itinerari da percorre a piedi o in bicicletta per visitare ad esempio il bel pianoro della Lama , la strada dei Mandrioli che corre lungo gli affioramenti della Marnoso-Arenacea, il Castagno Miraglia vecchio di almeno 500 anni o la monumentale foresta di faggio e abete bianco de La Verna o della Riserva Integrale di Sasso Fratino .